Non molto tempo fa, non si vedeva l’ora che arrivasse il sabato sera per poter uscire e mangiare la pizza con gli amici o andare in un bel ristorante.
Da due anni a questa parte, con la pandemia da Covid-19 che ha caratterizzano il nostro Paese, le cose sono cambiate.
Infatti, non c’è più l’attesa per uscire al sabato sera a cena bensì quotidianamente ci affidiamo a servizi che offrono ristorazione a domicilio.
Non parliamo più quindi di una moda che si è diffusa in un momento particolare, bensì di una vera e propria abitudine; non a caso alcuni studi condotti riguardo le aziende che offrono prestazioni migliori e piatti gustosi, hanno dimostrato che 9 consumatori su 10 ritengono che il servizio di ristorazione a domicilio di Pregis sia senza eguali.
Qualche dato su come sono cambiate le abitudini dei consumatori
I vari lockdown hanno segnato una grande svolta per i locali come ristoranti e bar, che si sono dovuti attrezzare per cercare di mantenere in piedi la loro attività.
Per questo motivo, e per fortuna, il delivery sta scavalcando nettamente il classico pasto fuori casa.
Uno studio condotto dall’Osservatorio del food delivery nel 2020, ha dimostrato che la ristorazione a domicilio attraverso piattaforme digitali e app per ristoranti ha raggiunto (sempre relativo al 2020) il valore stimato di 700/800 milioni di euro e nel 2021 sta procedendo la sua corsa rapida verso il miliardo.
Si tratta di un giro di affari veramente imponente a cui va aggiunto anche quello dei bar e ristoranti che raccolgono gli ordini per telefono, alla vecchia maniera.
Nello specifico, nell’ultimo periodo si sta diffondendo la consapevolezza della Dark Kitchen, ossia quei locali privi di tavoli o arredi che verranno frequentati solo dai rider (nome di coloro che effettuano le consegne a domicilio).
La sicurezza della ristorazione a domicilio
Parliamo un secondo di questa tematica, che tra le varie attività ristorative, è il più temuto.
Sappiamo ormai tutti che questi tipi di locali devono rispettare delle norme severe in materia di ristorazione a domicilio e sottostare a controlli e ispezioni ferrei in tema di sicurezza.
Ma qualcuno ha pensato a cosa succede quando le pietanze escono da una cucina per raggiungere casa nostra?
Da quel preciso momento non esiste alcuna normativa che disciplina il food delivery; sappiamo tutti però che la prima preoccupazione, nel momento di pandemia, era il contagio ecco perché molti esperti in materia, avevano consigliato di lasciare fuori dalla cucina tutte le buste, di mettere il cibo dai contenitori in un piatto, gettare tutto nella spazzatura e igienizzare la superficie dove era stata appoggiata la busta.
Ovviamente terminato ciò bisognava lavare le mani con il sapone o comunque con un gel igienizzante tutto ciò con lo scopo che il cibo venisse recapitato in condizioni igienico sanitarie ottimali.
La scelta dei Moca
L’unica regola che i ristoratori devono seguire per la ristorazione a domicilio è quella della scelta accurata dei Moca, ossia i materiali che entrano direttamente in contatto con il cibo.
Tali materiali devono essere idonei per una determinata pietanza, resistere alla temperatura di stoccaggio e di trasporto. Ad esempio, l’alluminio non è adatto a cibi particolarmente acidi e la plastica non va bene con tutte le pietanze grasse.
Tutto questo discorso è molto interessante, ma per sapere se il materiale è quello corretto e se si può utilizzare anche per conservare gli avanzi per il giorno dopo basterà fare attenzione alla presenza del simbolo di una forchetta o di un bicchiere, oppure proprio alla dicitura “alimenti”.
Non si può non ammettere che la ristorazione a domicilio si sia diffusa rapidamente, ma la cosa sbalorditiva è che è molto più apprezzata rispetto alla tanto attesa cena al ristorante di un tempo.
Oggigiorno, forse anche grazie (o a causa) della pandemia, scegliamo sempre di più la comodità, ma è importante fare attenzione ad alcuni aspetti che però possono risultare estremamente rilevanti.